Dopo un’abbondante colazione a base di trota e salmone affumicati lasciamo l’hotel in direzione della penisola di Snaefell meta della giornata. Il tempo oggi è più clemente, la temperatura sta salendo, il vento è cessato e si intravede un po di sole tra le nuvole.
Lungo la penisola ammiriamo il panorama che in questa zona è più dolce e rassicurante rispetto alle aspre e cupe montagne dei fiordi del N/O. Incontriamo anche molte più auto di turisti provenienti dalla capitale per un’escursione in giornata. Comunque anche oggi riusciamo a fare un centinaio di km di sterrato reso in parte viscido dalla pioggia ma sempre piacevole per chi come me è amante del fuoristrada. Probabilmente sarà anche l’ultimo poiché ci risulta che da qui in poi, nella parte sud, troveremo quasi esclusivamente strade asfaltate.
Prima di Borgarnes, dove abbiamo deciso di passare la notte, facciamo una deviazione per visitare le cascate di Hraunarfoss e Barnafoss. Hraunarfoss è diversa dalle cascate visitate finora.
Haraunarfoss |
Non è alta ma si sviluppa su un fronte di 900 metri e l’acqua non scorre in superficie ma sgorga da sotto uno strato di lava.
Proseguendo sulla stessa strada per alcuni km e prendendo poi la pista F578 si giunge ad Hallmundarharun dove c’è un campo di lava che le guide definiscono come spettacolare.
A noi non è sembrato nulla di eccezionale, molto meno spettacolare di altri campi di lava attraversati nei giorni precedenti, ma mi rimane forte il dubbio di aver sbagliato strada e di non aver raggiunto il sito.
Hallmundarhun |
La serata come al solito non offre nessuna attrattiva quindi puntata al ristorante, aggiornamenti via wifi e poi a letto.
In cucina c’è tutto il necessario per la colazione e Michele si cimenta ai fornelli preparando delle uova strapazzate degne di un concorso televisivo.
Pingvellivatn |
Pingvellir è importante anche dal punto di vista geologico a causa di una spaccatura nel terreno, perfettamente visibile, che rappresenta il distacco di due placche continentali che si allontanano tra loro al ritmo di un centimetro all’anno.
Pingvellir |
La tappa successiva è la capitale Reykjavik dove trascorriamo un paio d’ore passeggiando per le vie del centro nei pressi della famosa chiesa a forma di organo.
Centro a parte, ho trovato Reykjavik molto cambiata rispetto alla mia precedente visita di nove anni fa. In periferia sono sorte importanti arterie affiancate da moderni edifici, centri commerciali e capannoni industriali assomigliando sempre di più alle città dell’Europa continentale.
Reykjavik, con i suoi 200.000 abitanti resta comunque una cosa a sé nel panorama islandese caratterizzato invece da piccoli centri rurali che ancora mantengono, almeno per il momento, il loro aspetto originario.
Paolo vorrebbe andare alla famosa Laguna Blu per fare il bagno nelle sue vasche di acqua calda naturale ma poi, seguendo l’indicazione della Lonely Planet, optiamo per un’altra destinazione simile ma meno inflazionata dai turisti. Procediamo pertanto verso queste fantomatiche pozze naturali dal libero accesso che però non riusciamo a trovare, e vista l’ora, non ci rimane che andare a Selfoss dove prendiamo due camere nell’ostello locale.
Selfoss è una squallida cittadina che scimmiotta malamente la periferia americana e non ha nulla a che vedere con l’Islanda che abbiamo ammirato nei giorni precedenti. Anche la cena è in stile americano, con cibi precotti surgelati che è meglio dimenticare in fretta. Speriamo che allontanandoci dalla capitale le cose migliorino e tornino ad essere all’altezza delle nostre aspettative.