Puffin |
Duipvjgour |
Facciamo una prima sosta a Duipvjogur per la colazione. Immediatamente riconosco l’hotel dove ho pernottato nove anni fa e ricordo che fu una nottata particolare con un vento fortissimo che fischiava tra le assi di legno della vecchia struttura. Anche il mattino successivo fu problematico a causa del vento, forte a tal punto da indurci a ritardare la partenza, cosa mai successa in precedenza, nella vana speranza che si calmasse un po.
Oggi invece è nella norma e non crea particolari problemi. Riprendiamo la strada mentre il cielo si annuvola e la temperatura scende fino a mantenersi intorno ai 6 gradi.
Sul passo più alto però, a 610 m di quota, tocchiamo lo zero prima di imboccare uno stretto tunnel a corsia unica che sbuca sopra il villaggio di Neskaustadur, ultimo paese dei fiordi, dove la strada termina.
Sul passo più alto però, a 610 m di quota, tocchiamo lo zero prima di imboccare uno stretto tunnel a corsia unica che sbuca sopra il villaggio di Neskaustadur, ultimo paese dei fiordi, dove la strada termina.
Seidisfjordur |
Mercoledi 8 luglio.
La località si chiama Borgardsfjordur-Eystri. Si trova a circa 100 km da dove siamo alloggiati e si raggiunge valicando un passo su strada sterrata. Il tempo anche oggi non è buono, ha piovuto molto durante la notte ma ora ci sta concedendo una tregua e così decidiamo di partire anche se con poche speranze.
La strada è bellissima con il fondo in terra dura resa solo un po fangosa dalla pioggia. Sarà perché è l’ultimo giorno ma non resisto e mi lancio in quarta piena, per qualche breve tratto, ad oltre 100 km/h. Ogni tanto la moto si imbarca e prendo qualche piccolo rischio ma non resisto alla tentazione di aprire … chissà quando mi capiterà ancora di viaggiare in fuoristrada senza problemi, senza gente che ti urla dietro e senza il pericolo che qualche ottusa guardia ecologica ti faccia il verbale. Mi sto divertendo come un matto.
La strada è bellissima con il fondo in terra dura resa solo un po fangosa dalla pioggia. Sarà perché è l’ultimo giorno ma non resisto e mi lancio in quarta piena, per qualche breve tratto, ad oltre 100 km/h. Ogni tanto la moto si imbarca e prendo qualche piccolo rischio ma non resisto alla tentazione di aprire … chissà quando mi capiterà ancora di viaggiare in fuoristrada senza problemi, senza gente che ti urla dietro e senza il pericolo che qualche ottusa guardia ecologica ti faccia il verbale. Mi sto divertendo come un matto.
Ad un certo punto la strada comincia a salire e cala una fitta nebbia mentre la temperatura si abbassa fin verso lo zero. Superato il passo inizia la discesa verso una baia dove si intravede in lontananza una fattoria. Null’altro all’orizzonte fatta eccezione per un’auto di turisti e gli immancabili uccelli che ci accompagnano festosi.
Dopo quasi 100 km giungiamo in un paesino isolato dove però c’è una pompa di benzina e perfino un bel baretto all’ultima moda. Qui chiediamo informazioni sui puffins e ci spiegano che 5 km più avanti, dove finisce la strada, vive stabilmente una colonia di questi simpatici uccelli e che si lasciano avvicinare senza timore.
Dopo quasi 100 km giungiamo in un paesino isolato dove però c’è una pompa di benzina e perfino un bel baretto all’ultima moda. Qui chiediamo informazioni sui puffins e ci spiegano che 5 km più avanti, dove finisce la strada, vive stabilmente una colonia di questi simpatici uccelli e che si lasciano avvicinare senza timore.
Ci ristoriamo con una fetta di torta e caffè e poi ci precipitiamo nella direzione indicata ansiosi di incontrare i pulcinella.
Sul luogo ci sono già altri turisti armati di teleobbiettivi e la cosa ci fa ben sperare. Parcheggiamo le moto sotto una rupe e non appena alziamo lo sguardo rimaniamo incantati da ciò che vediamo. Decine di pulcinella appollaiati tra i sassi e l’erba posano tranquillamente per noi.
Sono proprio belli e vorrei trattenermi a lungo per osservarli meglio ma bisogna ripartire e rifare lo stesso percorso dell’andata sperando che nel frattempo non si metta a piovere rendendo problematico il superamento del passo.
Arriviamo ad Egilstadir senza intoppi e pensiamo di chiudere la giornata ed anche le nostre visite sull’isola con una fugace puntata alla cascata di Henginfoss distante una cinquantina di km percorrendo una strada che costeggia un lago. Dopo la foto di rito rientriamo al nostro appartamento per riordinare i bagagli prima dell’imbarco dell’indomani.
Sul luogo ci sono già altri turisti armati di teleobbiettivi e la cosa ci fa ben sperare. Parcheggiamo le moto sotto una rupe e non appena alziamo lo sguardo rimaniamo incantati da ciò che vediamo. Decine di pulcinella appollaiati tra i sassi e l’erba posano tranquillamente per noi.
Sono proprio belli e vorrei trattenermi a lungo per osservarli meglio ma bisogna ripartire e rifare lo stesso percorso dell’andata sperando che nel frattempo non si metta a piovere rendendo problematico il superamento del passo.
Arriviamo ad Egilstadir senza intoppi e pensiamo di chiudere la giornata ed anche le nostre visite sull’isola con una fugace puntata alla cascata di Henginfoss distante una cinquantina di km percorrendo una strada che costeggia un lago. Dopo la foto di rito rientriamo al nostro appartamento per riordinare i bagagli prima dell’imbarco dell’indomani.
Henginfoss |
A ricordo di questo viaggio decidiamo, una volta rientrati in Italia, di far riprodurre il logo della Black Death e di adottarlo come simbolo del nostro piccolo ma affiatato gruppo di motociclisti.
Black Death ... Drink In Peace!
Black Death ... Drink In Peace!