L’indomani ci svegliamo molto presto, facciamo una misera colazione con the, caffè americano e rimasugli di biscotti secchi trovati in cucina. Alle 7:20 siamo già sulle nostre moto, la giornata è splendida e la temperatura è di 6 gradi.
Prima di lasciare Raufarhofn visitiamo un vicino sito archeologico posto su un rialzo del terreno che domina il mare.
Ricorda vagamente Stonhenge anche se qui i blocchi di pietra sono posizionati uno sull’altro in maniera diversa e piuttosto singolare. I menhir sono disposti a cerchio lungo un perimetro che fa pensare ad una bussola con i punti cardinali.
Lasciato questo luogo magico prendiamo la strada sterrata che gira intorno al fiordo in direzione del faro di Hraunahfnartangi, nel punto più a nord dell’isola.
Purtroppo non riusciamo a raggiungerlo perché la pista che porta fino al faro è inagibile a causa della sabbia molto alta e dalla presenza di grosse pietre che impediscono il passaggio alle nostre moto cariche. E’ l’ennesima dimostrazione, se mai ce ne fosse bisogno, che per la vera avventura bisogna puntare su moto più agili e leggere rispetto ai bestioni da 300 kg con il look da adventure ma che poi in realtà si rivelano essere solo delle ottime moto da strada.
Proseguiamo per più di un’ora lungo la deserta e bellissima strada costiera fino al villaggio di Kopasker. Da quando siamo partiti non abbiamo incontrato anima viva, solo 2 o tre fattorie e qualche pecora.
A Kopasker, villaggio di poche case, tentiamo di mangiare qualcosa ma il minimarket è ancora chiuso e apre alle 10. Nei rari paesini che si incontrano non ci sono bar come da noi, al massimo si può trovare il minimarket con annessa pompa di benzina. In genere il minimarket mette gratuitamente a disposizione della clientela del caffè americano e un piccolo spazio per consumare ciò che si è acquistato.
Riprendiamo la strada, sterrata fino al bivio per il canyon di Asbyrgi, dove finalmente possiamo prendere qualcosa di caldo nel locale annesso alla pompa di benzina.
Asbyrgi |
Il canyon è molto suggestivo e unico nel suo genere, con muraglioni di pietra a strapiombo sui lati e un bosco di betulle nane alla base. Sono le prime piante che vediamo da quando siamo sbarcati. Evidentemente grazie al particolare microclima del canyon riescono a svilupparsi, contrariamente al resto dell’isola dove freddo e vento ne impediscono la crescita.
Facciamo una breve passeggiata fino al piccolo lago con cascatella per ammirare alcuni uccelli tipici del posto che qui vivono tranquilli e indisturbati.
L’Islanda è un paradiso per gli amanti del bird-watching. Gli uccelli sono dovunque e si avvicinano sempre amichevolmente volteggiando sopra le nostre teste a poco più di 2 metri di distanza facendosi ammirare in tutta la loro bellezza. E’ un vero spettacolo.
Lasciamo Asbyrgi e imbocchiamo la pista per Dettifoss tenendo il fiume sulla nostra sinistra. La pista si rivela da subito piuttosto impegnativa. Il primo tratto è ghiaioso e la moto tende ad affondare. Solo aprendo il gas e tenendo una velocità superiore ai 60 km/h si riesce a proseguire galleggiando. Dopo alcuni km il fondo si trasforma in un misto di sabbia e pietre stile deserto del Teneré. Per fortuna abbiamo montato pneumatici tassellati.
Le nostre moto alzano nuvole di sabbia e polvere che si infilano dappertutto costringendoci a procedere ad alcune centinaia di metri l’uno dall’altro salendo pian piano sulla montagna fino a raggiungere un altopiano innevato. La guida è divertente e il posto è bellissimo. Nelle brevi soste lungo il percorso non perdiamo l’occasione per ammirare estasiati il panorama ed ascoltare deliziati il canto degli uccelli. A circa 3 km dalla cascata incrociamo una nuovissima strada asfaltata che proviene dalla Ring One dove transitano numerosi pullman di turisti che ogni giorno accorrono a centinaia per vedere la cascata che vanta la maggior portata d’acqua d’Europa.
Lasciamo le moto nel parcheggio e a piedi ci inoltriamo su un sentiero che dopo una breve camminata sbuca davanti a Dettifoss.
Dettifoss |
La cascata in sé non ha nulla di particolare tranne lo spettacolo dell’arcobaleno che si forma tra l’acqua nebulizzata che sale dal fondovalle. 700 metri più a monte c’è un’altra cascata, Selfoss, a mio parere più bella e scenografica anche se non può vantare il primato di Dettifoss.
Selfoss |
Riprendiamo le moto e ci dirigiamo verso il vulcano Krafla per visitare il Lago Viti che si trova all’interno del suo cratere.
Raggiungiamo lo spettacolare lago glaciale ma ci fermiamo solo il tempo necessario a scattare qualche fotografia a causa del fortissimo vento gelido che qui in altura è veramente insopportabile.
Il Lago Viti |
Dopo aver scattato qualche foto ricordo con una ragazza coreana, scesa da un Pullman praticamente semi nuda, scendiamo a valle verso la solfatara di Namafjall-Hverir.
Namafjall-Hverir |
Qui abbiamo il primo incontro con sbuffi di vapore e pozze di fango ribollente. Nell’aria c’è un forte odore di zolfo e i colori del terreno sono molto particolari e suggestivi.
Proseguiamo oltre verso Reykjahlid, sul lago Myvatn, perla della zona dove si concentrano numerosi turisti.
Lago Myvatn |
Ci attardiamo lungo la sponda sud per ammirare il paesaggio e per scattare qualche foto poi via verso l’ultima visita della giornata: Godafoss, la cascata degli dei. La cascata è davvero spettacolare e imponente, chissà da dove viene tutta quell’acqua. Dopo averla fotografata da mille angolazioni, ci rechiamo alla vicina guesthouse per la notte. La posizione è strategica e ci consentirà di tornare dopo cena per fare fotografie all’imbrunire. In questo luogo il sole tramonta dietro una montagna alle 23:30
Godafoss |