Oggi ancora bel tempo. Ci dirigiamo verso la Ring Road e dopo circa 50 km dalla partenza imbocchiamo la F35 che inizia lentamente a salire tra fattorie e pascoli punteggiati da mandrie di cavalli.
Salendo, l’ambiente diventa sempre più aspro e selvaggio anche se un po' monotono. Dopo aver costeggiato un lago artificiale si arriva in vetta ad un lungo e brullo altopiano dove si trova la solfatara di Hveravellir.
Trattandosi di una pista che taglia l’isola da Nord a Sud mi ero immaginato che la strada corresse tra valli e vette innevate con panorami mozzafiato ma non è così.
Anche la pista si rivela diversa dal previsto. Prevalentemente dritta con un fondo ghiaioso che a tratti, senza preavviso, diventa sabbioso.
Il vento in quota è molto forte e fastidioso così come fastidiosi sono i fuoristrada che si incrociano, noleggiati da maleducati turisti che ti passano senza rallentare, alzando enormi nuvole di polvere. Gli islandesi invece si riconoscono subito, sono più rispettosi, rallentano sempre e spesso si fermano per dar modo alle rare moto, a volte difficoltà a causa del vento, di passare senza pericolo.
Il vento in quota è molto forte e fastidioso così come fastidiosi sono i fuoristrada che si incrociano, noleggiati da maleducati turisti che ti passano senza rallentare, alzando enormi nuvole di polvere. Gli islandesi invece si riconoscono subito, sono più rispettosi, rallentano sempre e spesso si fermano per dar modo alle rare moto, a volte difficoltà a causa del vento, di passare senza pericolo.
Sulla Pista F35 |
La F35 per la quale avevo grandi aspettative si è rivelata in sostanza una delusione e a mio modesto parere non vale la pena di farla. Ci sono molte altre strade e piste in Islanda infinitamente più belle e divertenti.
Ripercorriamo la strada a ritroso fino ad incrociare la Ring 1 per poi passare il resto della giornata sul fiordo di Skagastrond fermandoci infine per la notte a Blonduos. Prima di andare all’unica guesthouse del paese ci fermiamo alla stazione di servizio per lavare le moto con le attrezzature messe a disposizione gratuitamente.
Laviamo anche pantaloni e stivali con la stessa lancia e il risultato è eccezionale.
Laviamo anche pantaloni e stivali con la stessa lancia e il risultato è eccezionale.
A cena mangiamo per la seconda volta il catfish, un ottimo pesce di mare che non ha niente a che vedere con il nostrano pesce gatto d’acqua dolce.
Il villaggio è talmente piccolo che non si presta nemmeno per una passeggiata così verso le 22:30 andiamo a dormire.
Martedi 30 giugno. Lasciamo Blonduos con calma in direzione di Holmavik seguiti da un motociclista scozzese che abbiamo conosciuto la sera precedente. Come da previsioni il cielo è parzialmente nuvoloso e la temperatura di soli 8 gradi.
Nei pressi di Stadur lasciamo la Ring 1 e imbocchiamo la strada per il N/O per trascorrere i prossimi tre giorni tra i fiordi tanto decantati. Ad Holmavik facciamo una sosta per il pranzo prima di inoltrarci sulla strada costiera n.61 che valica un passo alto solo 450 metri ma con neve a bordo strada e temperatura di 3 gradi.
Il passo, a causa delle nuvole basse, è completamente avvolto dalla nebbia e la discesa verso il mare risulta essere particolarmente impegnativa per il vento impetuoso che fa sbandare la moto da una parte all’altra della carreggiata. In compenso i colori molto accesi e contrastati di cielo, mare e montagne sono fantastici.
Sono solo dispiaciuto che per colpa del vento non posso fermarmi a scattare qualche fotografia.
Questa è una zona davvero selvaggia, deserta e quasi del tutto disabitata. Per fortuna avevamo già prenotato l’hotel che raggiungiamo solo grazie alle coordinate gps percorrendo una decina di km di uno sterrato che risale la montagna.
E’ un lodge molto spartano ma accogliente, frequentato da amanti della natura, del trekking e del bird-watching. Ci sono anche la stalla con i cavalli, due enormi fuoristrada big foot utilizzati probabilmente dallo staff dell’hotel e due piscine delle quali una alimentata con acqua calda che sgorga spontaneamente dal sottosuolo. Per cena mangiamo vere trote selvatiche che ci dicono vengono portate fresche ogni pomeriggio da un pescatore locale. Io veramente avrei mangiato il pulcinella di mare affumicato che subito avevo adocchiato nel menù, ma poi dopo le rimostranze di Michele, non me la sono sentita … in fondo anche io ho un cuore.
E’ un lodge molto spartano ma accogliente, frequentato da amanti della natura, del trekking e del bird-watching. Ci sono anche la stalla con i cavalli, due enormi fuoristrada big foot utilizzati probabilmente dallo staff dell’hotel e due piscine delle quali una alimentata con acqua calda che sgorga spontaneamente dal sottosuolo. Per cena mangiamo vere trote selvatiche che ci dicono vengono portate fresche ogni pomeriggio da un pescatore locale. Io veramente avrei mangiato il pulcinella di mare affumicato che subito avevo adocchiato nel menù, ma poi dopo le rimostranze di Michele, non me la sono sentita … in fondo anche io ho un cuore.